Festival Internazionale del Jazz
Edizione 1989
La storia del Pescara Jazz
Pescara Jazz 1989
Pescara Jazz 89, un anniversario costellato di altre ricorrenze, di omaggi espliciti o impliciti, tributi ad alcuni personaggi che hanno scritto in prima persona capitoli importanti del grande libro della storia e dell’evoluzione jazzistica. Una grande festa che raccoglie altre feste. E sempre con quello spirito ormai tipico e consolidato dell’appuntamento pescarese: un ampio ventaglio di proposte, alcune in esclusiva nazionale o europea, che concorrono a rafforzare quel concetto di promozione culturale che da sempre è alla base di questa prestigiosa manifestazione, la più longeva dell’intero panorama dei jazzfestival dell’estate italiana. Quest’anno, infatti, Pescara Jazz festeggia il suo Ventennale, una tappa di grande orgoglio che non ha riscontri nel nostro paese. Naturalmente, un’occasione di tale importanza non poteva che essere celebrata con un cartellone pieno di interesse e vivacità, con serate tematiche o multitematiche che tra le righe rivelano tracce di un discorso filologico, storiologico e di collegamento con il proprio glorioso passato: un filo rosso tra la prima e l’ultima edizione di Pescara Jazz.
Non è un caso, ad esempio, che la prima delle tre serate al Parco Le Naiadi è aperta dal quintetto di Giovanni Tommaso, perché proprio il nostro contrabbassista, allora nell’Ensemble del chitarrista Barney Kessel, fu tra i protagonisti della prima edizione di Pescara Jazz, quella del 1969. Oggi, Giovanni Tommaso guida uno dei più originali e omogenei complessini nell’ambito del “post-bop”, una delle testimonianze più ardenti della crescita del nostro patrimonio culturale, un quintetto incentrato sulle sonorità di due talenti della tromba, Paolo Fresu, lirico e dal fraseggio arioso, e Marco Sannini, vigoroso e dal calore bruciante, che sopra lo stimolante fuoco ritmico acceso da Tommaso con Danilo Rea e Roberto Gatto, danno vita ad una musica di grande brillantezza e comunicativa, ben radicata all’interno della strada maestra del jazz, ma con in più una serie di appunti originali che testimoniano la personalità di un gruppo, di un sound.
Un’apertura ideale per una serata che vuole omaggiare lo strumento principe della storia del jazz, la tromba, e al contempo propone vari aspetti, varie tendenze. Sicuramente di notevole richiamo è la presenza di Randy Brecker, trombettista solido e di ragguardevole rinomanza, che da qualche anno dirige in coppia con il tenorsassofonista Bob Berg – lo stesso che nell’edizione ’86 trionfò sul palcoscenico pescarese accanto a Miles Davis – un quintetto che si muove sulle direttive hard-boppistiche ma che non disdegna affatto incursioni nel sound solare degli anni Ottanta, forte anche di un giovane pianista di sicuro avvenire, David Kikoski.
Il solismo scintillante, l’humour, l’informalità e il coinvolgimento più schiettamente contaminante, sono le cifre della All-Stars guidata dal trombettista Clark Terry. Una formazione che arriverà al Parco Le Naiadi dopo aver divertito e interessato l’entroterra abruzzese nell’itinerante e propedeutico Jazz in Provincia, un altro dei fiori all’occhiello della divulgazione culturale di Pescara Jazz. La musica di questa All-Stars è di quelle che non hanno età, non hanno confini, una musica che colpisce per il suo swing autentico e per la sua disinibita missione di tenere alto l’onore del jazz di stampo “mainstream”. Leggendo attentamente i nomi dei musicisti che affiancano Terry, a lungo pilastro della orchestra ellingtoniana, si scoprono altri collaboratori del Duca. Ed ecco allora spuntare un altro omaggio, implicito fin che si vuole, ma sempre legato ad una celebrazione: il quindicesimo anniversario della scomparsa di Duke Ellington. Perché è certo che questa All-Stars sicuramente suonerà qualcuno dei celebri temi ellingtoniani.
L’omaggio a Charles Mingus nella seconda serata è invece esplicito e preparato con estrema cura. Perchè Mingus ha partecipato a due edizioni di Pescara Jazz, quelle del 1972 e del 1975, e la sua immensa figura è ancora fortemente viva nel pubblico pescarese. L’occasione apertamente celebrativa è legata al decennale della scomparsa del grande compositore, contrabbassista e bandleader. In scena la Charles Mingus Superband, con molti dei migliori e più rappresentativi solisti mingusiani, organizzata da Susan Graham Mingus, la vedova del grande Charles, e con la direzione musicale di Jimmy Knepper, raffinato trombonista e arrangiatore e fine conoscitore del sound e di quella febbrile urgenza creativa che caratterizzava ogni passo di questo importante e indimenticabile jazzman. Se la Superband, per la sua aderenza ai percorsi mingusiani e per l’eredità compositiva che tiene viva, rappresenta il momento clou della serata, non vanno certo tenuti in minor considerazione gli altri tasselli della serata celebrativa. Ad esempio, la presenza a Pescara Jazz del contrabbassista Red Callender, colui che fu il maestro di Charles Mingus negli anni della sua formazione musicale in California, che arriverà a Pescara Jazz in esclusiva per dare vita ad un duetto con il pianista bopper (fu a lungo al fianco di Charlie Parker) Walter Bishop: un’accoppiata inedita che sicuramente darà frutti saporiti. Altro pianista in cartellone è Don Pullen, uno dei più personali improvvisatori delle ultime formazioni mingusiane, solista verace e dal pianismo turbolento, aperto a soluzioni e percorsi dei più inattesi e affascinanti, che darà un saggio della sua personalità e della sua dedizione a Charles Mingus con un piano solo. Ma l’omaggio mingusiano ha altre cose in serbo, i filmati che magicamente riporteranno a Pescara l’immagine del grande contrabbassista, scelti dall’amplissimo archivio di testimonianze filmiche di Francis Paudras, presentati dallo stesso in apertura della seconda serata, seguendo una linea che ha riscosso un notevole successo lo scorso anno quando Paudras portò a Pescara Jazz le testimonianze visive di Bud Powell e Charlie Parker.
La terza serata, pur non dichiarandole, offre due altre celebrazioni. La prima è legata al trentesimo anniversario della scomparsa del tenorsassofonista Lester Young, padre di tutti i sassofonisti del jazz moderno e, soprattutto, massimo ispiratore del sound levigato e fortemente lirico di Stan Getz che con il suo quartetto, forte di personalità spiccatissime, implicitamente rende omaggio al suo maestro. Ma Getz non è solo un continuatore degli insegnamenti di Lester Young, è anche e soprattutto uno straordinario improvvisatore dotato di una “voce” inconfondibile per freschezza e sinuosità, una “voce” di grande lirismo e poesia che vibra con calore per le strade del jazz. Nel novembre 1949 il “genio del be-bop” Charlie Parker realizzò per la prima volta una serie di incisioni con un’orchestra d’archi. Quarant’anni dopo Pescara Jazz ospita un “remake” di quella celebre seduta (in esclusiva nazionale), affidando il ruolo di Bird ad uno dei suoi migliori epigoni, l’altosassofonista Jackie McLean, un solista dal sound abrasivo e dalla venatura malinconica che intonerà il suo canto, in sintonia con le ideologie parkeriane, con un ensemble d’archi arrangiato dal celeberrimo Michel Legrand. Il pianista sarà lo stesso che partecipò a quella storica session: Walter Bishop, che arriverà appositamente da New York. Un’esclusiva da non perdere, così come imperdibile è il ventesimo compleanno di Pescara Jazz.
Mario Luzzi
Pescara Jazz 89
CLARK TERRY ALL STARS
RANDY BRECKER & BOB BERG QUARTET
RED CALLENDER & WALTER BISHOP JR
DON PULLEN
MINGUS SUPER BAND
PARKER WITH STRINGS
featuring JACKIE McLEAN